È partito Orti al fresco, un progetto che porta l’agricoltura naturale all’interno della casa circondariale di Pontedecimo.
Le attività sono pensate per contribuire al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle detenute, che si occuperanno dell’orto e saranno coinvolti nelle fasi di progettazione, realizzazione, e nella cura necessaria per tenerlo in vita e fertile. Il progetto è portato avanti dalle attiviste di Terra! Genova, che mettono a disposizione di questa idea le competenze affinate in anni di lavoro agricolo sulle alture di Vesima, e non solo. L’idea non è nuova, in sé: il coinvolgimento nella cura della terra è sempre più diffuso in contesti in cui le persone vedono la loro libertà ristretta, perché si è dimostrato efficace e coinvolgente.
Il metodo dell’agricoltura sinergica, alla base di questo specifico progetto, è poi un metodo di coltivazione che offre un approccio alla terra non tanto legato alla fatica fisica, pur essendo necessario un continuo lavoro per mantenerlo in vita, quanto più a un’attività di osservazione e cura: insomma una metafora delle relazioni fra essere viventi improntate alla premura e alla ricerca di benessere reciproco, perseguita soprattutto con l’attenzione verso l’altro da sé.
Lo scopo del progetto è realizzare un percorso volto all’educazione alla persona attraverso la “cultura ambientale”, e allo sviluppo di attività che aiutino il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, i quali saranno stimolati a prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente. Le detenute e i detenuti si alterneranno nella realizzazione dell’orto, nella cura, nella semina a nella raccolta; i prodotti serviranno per la mensa del carcere e per l’immissione in un circuito di gas locali. Il progetto ha preso il via grazie all’adesione entusiasta e alla disponibilità della direttrice del carcere. Per ora, Silvia e Francesca di Terra! stanno preparando il terreno e iniziando a seminare, insieme a Leonardo, Mario, Francesco e Giovanni.